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D’inverno gli ellebori, grazie ai loro bellissimi fiori, donano allegria e colore a giardini e terrazzi. Fioriscono da novembre ad aprile. L’elleboro è una pianta rustica, resistente al freddo, però ama la luce e va posto in una zona a mezz’ombra. Nelle regioni in cui le estati sono calde e secche, gli ellebori possono essere messi a dimora in autunno, ma in generale anche la primavera è un periodo adatto. Fate dei buchi di 40 cm in un terreno argilloso e ben drenato e disponete le piante ad una distanza di 50 cm l’una dall’altra. Usate dei guanti e fate attenzione alle radici, molto fragili. Se optate per un vaso, sceglietene uno piuttosto grande: l’elleboro tende a svilupparsi velocemente. D’estate il terreno va mantenuto umido; concimate i piedi in primavera e in autunno. Importante: una volta a dimora, l’elleboro non ama essere spostato, quindi scegliete bene prima in quale punto del terrazzo o del giardino collocarlo.
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Sull’elleboro bianco occorre fare chiarezza. Con questo nome si designa infatti anche la pianta chiamata "veratrum album", un’erbacea montana perenne (con un rizoma velenoso), molto usata nella medicina omeopatica. Esiste poi un elleboro bianco anche fra gli ellebori, ed è conosciuto come elleboro orientale bianco. E’ originario del Nord-est della Turchia e si estende fino al Caucaso e al Nord-Est della Grecia. Ha le stesse caratteristiche botaniche degli ellebori della famiglia delle ranuncolaceae a cui di fatto appartiene. Va quindi maneggiato con i guanti e i suoi bellissimi fiori decorano terrazzi e giardini durante l’inverno o fanno bella mostra di sé come mazzi per decorare l’interno delle nostre abitazioni: non appassiscono marcendo come la maggior parte dei fiori, ma seccano, dando vita a bouquet la cui bellezza ornamentale può durare a lungo.
Nel linguaggio dei fiori, l’elleboro ha diversi significati, a seconda del colore: bianco indica una domanda di matrimonio, porpora è una supplica a metter fine a dei tormenti, verde pallido interroga il partner che lo riceve circa la natura dei suoi sentimenti. Nella mitologia greca la pianta dell’elleboro era associata a Crono, re dei Titani e padre di Zeus. L’indovino e guaritore greco Melampo, con i vapori sviluppati dall’ebollizione di una pianta di elleboro, guarì le figlie del re Proteo dalla crisi di follia che le aveva colpite e che le induceva a tramutarsi in vacche. Grazie agli effluvi di ques’erba, anche Ercole fu liberato dalla demenza a cui lo aveva condannato Era. Una antica leggenda spiega perché l’elleboro è chiamato anche "rosa di Natale": la notte della nascita di Gesù, un povero pastore di nome Madelone, vide i re Magi e altre persone che si recavano alla grotta con dei doni e lui cominciò a piangere perché non aveva nulla da donare, nemmeno un umile fiore. Un angelo si impietosì e trasformò le lacrime cadute nella neve in un bellissimo fiore bianco screziato di rosa: così nacque la rosa di Natale.
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