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Come la maggior parte delle Liliaceae, la stella di Betlemme si riproduce e si propaga tramite il bulbo. La crescita tramite seme, infatti, risulta estremamente lenta e spesso ci vogliono anni affinché la pianta produca fiori. In estate, dopo aver acquistato i bulbi o diviso i bulbilli dalle piante madri, si prepara una cassetta tappezzata di carta da pacchi o paglia, adagiandovi i bulbi per il riposo in luogo asciutto e ombreggiato. In autunno, quando le temperature iniziano a sfiorare i quindici gradi, bisogna energicamente vangare ed arieggiare il terreno di coltivazione, esposto in una zona assolata, addizionando un concime specifico a base di azoto e potassio. È bene mescolare anche una modesta quantità di ghiaia fine o sabbia di fiume, per assicurare un buon drenaggio. Dopo aver piantato i bulbi ad una profondità di 10-15 centimetri, si attenderanno i primi freddi per coprire il substrato con del pacciame protettivo, onde evitare morie dovute al freddo intenso. Alla fine dell’inverno, si provvederà ad innaffiare regolarmente i bulbi fino alla germinazione, che avviene agli inizi di marzo.
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Agli inizi di aprile la stella di Betlemme inizia a fiorire, con caratteristiche infiorescenze ricche di fiori bianchi e profumati, spesso abbinati a varietà vivacemente colorate come la "sun month", una cultivar arancione con petali piccoli e sovrapposti tra loro. La pianta non ha bisogno di alcun tipo di potatura, se non una minuziosa pulizia di foglie e fiori secchi, che potrebbero richiamare facilmente i parassiti. Se non è stato applicato alcun concime in granuli prima della semina, si può rimediare adoperando un prodotto liquido diluito in acqua, versandolo alla base dei fusti ogni 15 giorni. Se si recidono i fiori per portarli in casa, è bene usare una piccola cesoia ben sterilizzata e, se necessario, applicare sul fusto reciso un prodotto cicatrizzante (per evitare batteriosi che porterebbero alla morte la pianta ed il bulbo). Dopo la fioritura, quando il fusto e le foglie si saranno completamente essiccati, bisogna togliere i bulbi dal terreno, ripulirli e dividerli dai bulbilli appena formati; la stella di Betlemme, infatti, se lasciata troppi anni nello stesso luogo, rischia di indebolirsi e non germinare più.
Il nome scientifico Ornithogalum deriva dal greco: "ornithos" vuol dire uccello, mentre "galum" significa gallo, in riferimento al fatto che fiori, poco prima di sbocciare, rassomigliano alla testa di questo uccello, con tanto di cresta e becco in evidenza. Molte specie appartenenti a questo genere sono velenose, e non di rado gli animali da pascolo o da compagnia ne hanno subito le conseguenze dopo averne ingerito le foglie; esse contengono carotenoidi ed alcaloidi che interferiscono con la regolare funzionalità dell’apparato gastro-intestinale, provocando vomito, dissenteria e dolori addominali. Altre specie invece sono innocue, alcune addirittura commestibili. I bulbi sono utilizzati in molti paesi asiatici come ingredienti principali per insalate e fritture varie, nonché nella medicina alternativa che adopera i Fiori di Bach (una terapia ideata dal medico inglese Edward Bach, che prevede l’uso dei fiori per la cura e la prevenzione di numerose patologie).
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